Drive

C’è questa canzone degli Incubus, si intitola Drive, che rappresenta abbastanza bene questo momento di semi-inerzia in cui aspetto che cambi qualcosa.  Il ritornello inizia così:

Whatever tomorrow brings I’ll be there, with open arms and open eyes”

L’ultima volta avevo parlato del mio rapporto con la musica in macchina e posso dire che il guidare frequentemente sia una delle note positive di quest’ anno che ha già terminato il suo primo trimestre. Ogni giorno ho almeno 20 minuti di guida (più le due ore di autostrada del Lunedì e del Venerdì) nelle quali posso provare a mettere un po’ d’ordine, anche se in maniera non del tutto consapevole.
Non parliamo di folgorazioni improvvise sul senso della vita, ma di piccole gioie quotidiane: come quando il random mette proprio la canzone che avevi in testa o quando al distributore riesci a fare cifra tonda con l’importo della benzina. Sull’altro piatto della bilancia la mia aggressività si sta canalizzando in maniera sempre più netta verso determinate categorie di guidatori, probabilmente di persone, verso cui non credo che la selezione naturale abbia completato il suo corso. Per facilitare la comprensione ho stilato questa breve lista (perché una giornata senza un elenco puntato è una giornata persa) dal titolo molto pacifico:

Gente che dovrei poter sciogliere nell’acido senza incorrere in sanzioni penali :

  • Quelli che vanno piano nella terza corsia a sinistra in autostrada (è un discorso politico quello che ti spinge a stare a sinistra anche se stai andando solo a 100 Km/h? è una questione di visuale? CHE CAZZO DI PROBLEMI HAI?)
  • Quelli che vanno piano nella terza corsia a sinistra e NON SI SPOSTANO
  • Quelli che “non vedo bene quindi abbagliante fisso”. Guida di giorno o ucciditi, por favor
  • Quelli che parcheggiano ad minchiam prendendo due posti (o più, se per le rotture di cazzo hai preso il phd)

Esaurita la parentesi sui miei desideri per nulla segreti di pulizia etnica, torno al mio riflettere in macchina.
Negli ultimi mesi si stanno accumulando accadimenti che per come conosco la mia storia implicano qualche grossa modifica alla trama se non l’inizio di un capitolo nuovo. Si tratta di situazioni abbastanza corpose da poter essere spiegate e raccontate (come potrebbe essere un cambiamento di azienda o un trasferimento in un altra città) ma anche e soprattutto di una moltitudine di cose da nulla che noto solo io. Possiedo una vasta collezione di piccole manie che prese singolarmente suonano come minuscoli campanelli d’allarme, e da quando hanno preso a suonare tutti assieme mi sembra di vivere in un campo di cicale.
Il guaio è che nonostante i numerosi segnali non riesco a capire bene che cosa stia succedendo. Per questo motivo a volte mi sembra di perdere la pazienza e altre di essere intrappolato in questa sensazione, come se ne avessi fatto il mio modus vivendi, senza che qualcosa stia realmente accadendo.
Un paio di settimane fa mi è capitato di tornare a casa prima e di uscire dall’ufficio col sole. L’ora legale ha naturalmente allungato giornate e adesso questa luce è diventata la norma, ma quel giorno è stato strano percorrere la stessa strada di sempre, non avevo più riferimenti e ho dovuto farmene di nuovi. Nel frattempo ho notato anche dei dettagli e dei colori che negli ultimi due mesi e mezzo mi ero completamente perso e questo probabilmente sta influendo su le mie riflessioni in macchina.
Quando ho iniziato questo post (giorni fa, ormai quando apro un nuovo post lo lascio aperto nelle bozze per un paio di settimane) non sapevo bene dove volevo andare a parare, sapevo solo che volevo raccontare l’unica parte della giornata in cui sono un viaggiatore.
Ho capito qualcosa quando ho formulato la chiusa: forse ciò che mi sta accadendo è paragonabile a questo cambio di prospettiva, forse le novità stanno nascoste in piena vista proprio in mezzo alla mia routine e per trovarle devo solo accendere (o spegnere) le luci.
Spero che averlo visto mi porti bene

driving

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